La proposta di legge regionale firmata da Fratelli d’Italia il 6 maggio ci spinge a chiederci: che cosa necessitano le donne che hanno deciso di subire un’interruzione volontaria di gravidanza in Liguria? Di cosa hanno bisogno, per cambiare idea?

FONDAMENTALMENTE DI NULLA. Una donna che arriva alla decisione di abortire è una donna che ha già scelto come autodeterminarsi. Sulla sua scelta personale nessuno ha diritto di giudicare o di intromettersi.

Ma, in linea di massima, analizzando i dati a nostra disposizione da ISTAT sulle interruzioni volontarie di gravidanza, possiamo provare a dare una risposta. Quali sono le politiche che potrebbero aiutare le donne a prendere una decisione diversa?

Di cosa hanno bisogno le donne e le coppie liguri, che abortiscano o meno?

  1. Lavoro. In Liguria c’è bisogno di lavoro pagato in maniera consona, stabile, che permetta di fare progetti per il futuro. C’è bisogno di sicurezza per poter scegliere di avere figli nella tranquillità di poterli crescere.
  2. Tutela del lavoro già esistente. Metà delle interruzioni di gravidanza nella nostra Regione nel 2019 hanno riguardato donne occupate. Servono politiche che liberino le donne dalla scelta tra carriera e maternità.
  3. Servizi, asili nido in primis. C’è necessità di politiche che incrementino i posti negli asili nido, che abbassino il costo del servizio per le famiglie e che garantiscano alle madri la possibilità di continuare a lavorare, favorendo le aziende che decidono di offrire questo servizio alle proprie dipendenti. 
  4. Sostegno alle famiglie, economico e sociale, sostegno alle donne vittime di violenza domestica.
  5. Informazione e accessibilità ai contraccettivi. Sono necessarie politiche per far conoscere a tutta la popolazione, giovane e non solo, i principali e più efficaci metodi contraccettivi per evitare gravidanze indesiderate. È necessario anche aiutare le fasce di popolazione più deboli all’accesso ai contraccettivi, che spesso sono percepiti come un bene di lusso. Informazione a partire dalle scuole di ogni ordine e grado.
  6. Lavoro con le comunità straniere sul territorio ligure: nel 2019 un terzo delle interruzioni di gravidanza volontarie hanno riguardato donne straniere. Serve un lavoro di inclusione per facilitare l’accesso delle donne straniere ai servizi ginecologici e dei consultori, offrire informazioni sui metodi contraccettivi e sulle opzioni per le donne a monte della gravidanza indesiderata.

Ma anche con tutto ciò, le donne devono rimanere libere di autodeterminarsi e soprattutto hanno diritto a essere trattate come persone degne e consapevoli.

Questa proposta di legge definisce le donne che scelgono di abortire quali “minacciate dalla solitudine, dall’ignoranza, dalla povertà, dalla paura”. L’interruzione di gravidanza volontaria, secondo Fratelli d’Italia, è determinata obbligatoriamente da “da un lato difficoltà economico – familiari e quelle di ordine psicologico; d’altro lato, lo scadimento del senso del valore della vita umana nella coscienza individuale e sociale”. Per effettuare un’IGV si è disperate, o psicologicamente disturbate oppure si è amorali, secondo i firmatari di questa proposta di legge.

UDI Genova rifiuta questa lettura delle donne e difende il diritto all’autodeterminazione.

ricordando che anche applicando le migliori politiche per difendere le madri e le donne che desiderano la maternità nella loro vita, ci saranno sempre donne che faranno ricorso all’IGV e che sarà loro diritto farlo senza prediche moraliste.