Apprendiamo che nel programma del candidato sindaco di Genova del centrodestra Pietro Piciocchi è previsto un bonus per le donne che scelgono di dedicarsi, anche solo per un periodo della vita, al 100% alla famiglia. Il problema, però, è che nella maggioranza dei casi non si tratta di una scelta ma di una costrizione a causa della mancanza di servizi sociali adeguati.

L’UDI fin dagli anni Sessanta del ‘900 si è battuta per il riconoscimento del “valore sociale” della maternità. Un concetto, per quell’epoca innovativo, ma valido evidentemente anche ai nostri giorni, secondo il quale la cura dei figli non dovrebbe essere un problema della singola madre bensì dell’intera società.

Le donne di oggi riscuotono i maggiori successi scolastici, si laureano prima e meglio dei compagni maschi, ma il mondo del lavoro le respinge. Sono pagate meno e, se hanno figli, sono spesso costrette a restare a casa per la carenza di servizi. Appare tuttavia evidente che l’obiettivo di questa misura sia quello di incentivare le donne a rimanere a casa, perpetuando una forma di dipendenza. Si tratta di un sistema che non offre vere alternative, ma che relega le donne in una posizione subordinata, negando loro una reale autonomia.

L’indipendenza economica costituisce infatti una garanzia per libertà e autodeterminazione, anche per non rimanere vittime eventualmente di rapporti violenti.

Crediamo quindi che l’unico modo concreto per sostenere le donne sia costruire un sistema di welfare che non le obblighi a scegliere tra carriera e famiglia, ma che consenta loro di affermarsi in piena autonomia.

 Una buona politica dovrebbe spingere per una buona occupazione delle donne perché è dimostrato che laddove le donne hanno la possibilità di lavorare nascano più figli e questo, in una città “anziana” come la nostra, sarebbe estremamente importante. Il candidato Piciocchi ha promesso ventimila nuovi posti di lavoro, ci auguriamo che almeno la metà sia destinata alle donne.